Cassetto della memoria

Auguri

3 Agosto 2012 , oggi è il compleanno del mio papà, o forse sarebbe meglio dire, oggi sarebbe stato il compleanno del mio papà.
Si, perché lui non c’è  più  ormai da 7 anni quasi esatti ,era il 1 agosto 2005.
Ci sono occasioni nella quali è più scontato lasciarsi andare ai ricordi , nei quali è più facile aprire il cassetto della memoria, dovremmo solo imparare a  non chiuderlo del tutto i giorni successivi.
Parlare del proprio papà, non è facile, si rischia di cadere, anzi di precipitare, in una retorica  melensa e sdolcinata, che per un uomo adulto sarebbe  veramente mortificante.
Allora non mi resta  altro che farlo con gli occhi del bambino, al quale normalmente si perdona tutto e dal quale ci si può aspettare di tutto.
Mi sono domandato da quando inizino i ricordi, non so se avete mai provato ad andare indietro con la memoria, ma molto indietro, diciamo al primo ricordo, per capire da dove inizia la vostra  memoria.
Io l’ho fatto un sacco di volte e mi sono convinto (anche se dovrò studiare meglio la cosa) che la mia memoria parte dai 6 anni di età, prima è come se non ci fossi, se non avessi potuto guardare le foto  di me crescente avrei potuto pensare di essere stato adottato o trovato o fabbricato o rapito o chissà come arrivato. 
Ed è quindi normale che il mio ricordo di papà parta  più o meno a quella età, in realtà  è così chiaro e così presente che più che un ricordo lo definirei un immagine, una foto scolpita, che è li a rappresentare la copertina di un libro che si sarebbe interrotto 35 anni dopo.
Nella foto c’è un bambino di spalle che, dalla finestra della cucina, guarda la pioggia che scende,  anzi  no , con lo sguardo trapassa la pioggia e va oltre .
Guarda a nord e con il tono da venditore che lo avrebbe poi contraddistinto per tutta la vita dice : “ papà guarda che sullo stadio non piove “ .
Il bambino sono io e il papà è Fabrizio. Come sempre lo avevo convinto, anche quella domenica saremmo andati allo stadio! Uno stadio che, come tante cose, non esiste più, quello che quando pioveva (“ma quando mai piove ! Sullo stadio c’e’ sempre il sole , vero pa’? )  , ti compravi l’impermeabile usa e getta forse a 100 lire, o quello che ti portavi la seggiolina da casa per stare più comodo… almeno fino a quando non hanno iniziato a tirarle.

Il rapporto  con mio padre è sempre stato di tipo sportivo, oltre lo stadio infatti, mi ha sempre seguito nella mia parabola discendente di calciatore. Per più di 10 anni  tutte le domeniche  mattina si alzava, mi chiamava, mi portava e, senza mai dire una parola durante tutto l’incontro guardava in silenzio. Alla fine per me contava solo una cosa, il suo giudizio. Non importava se avevamo vinto o perso, se avevo segnato qualche goal o no,  se ero contento o deluso, tutto ruotava intorno al suo feedback, o meglio al suo giudizio, il feedback non sapevo ancora cosa fosse.
Andò così fino ai 18 anni, quando gli comunicai che ero  stufo di giocare e, visto che c’ero, che forse qualche volte sarei potuto andare allo stadio con gli amici. Non giocai più e smisi del tutto di andare allo stadio con lui .
Non dimenticherò mai la sua espressione, non mi disse nulla, non cercò di dissuadermi in nessun modo, rispettò la mia decisione, ma non dimenticherò mai il suo volto.
Allora non capii, del resto avevo 18 anni ero grande! avevo la  prima ragazzetta vera che ….hemmm… assorbiva un bel po’ del mio tempo ……e poi vuoi mettere allo stadio con gli amici, curva, cori, insulti.
La legge del contrappasso è però in agguato e non dimentica nulla, è li, pronta ,ed al momento buono esce fuori a dirti :“  beccate questa te la sei proprio meritata “.
C’è una frase che, credo, ognuno di noi si sia  sentito dire almeno una volta nella vita  dai propri   genitori (nel mio caso da mia madre almeno un milione di volte), tra le tanti frasi fatte che esistono questa è per me di gran lunga la più vera, la più azzeccata, la più appropriata,  quella che di sicuro  ti ricorderai sempre e che prima ti farà dire: “è proprio vero” e poi ti constringerà  a ripeterla a tua volta. …rullo di tamburi: “ …. Lo capirai solo quando sarai padre/madre !! …”
Detto anche con un po’ di soddisfazione e sana cattiveria perche chi lo dice sa che è così.
E, infatti così è stato, pochi mesi fa  Matteo mi ha comunicato che a giugno avrebbe fatto la sua ultima apparizione sui campi di calcio con grande rammarico di tutti i suoi fans (cioè  io) e che da settembre gli avrebbe fatto piacere avere l’ abbonamento allo stadio, in curva, visto che anche i suoi amici lo facevano. 
Dovrei chiedere a Matteo  se sul mio volto è comparso qualcosa, è probabile di si , ma mi ricordo perfettamente, passato l’attimo di delusione, di aver sorriso e di aver strizzato l’occhio al cielo.

 Ho aperto questo cassetto e fatico a chiuderlo, di ricordi ed aneddoti ce ne sono infiniti, non dimentico il suo orgoglio esagerato definendomi in modo del tutto improprio  “ direttore di banca “, quando ero solo un responsabile di agenzia  di una banca specializzata in mutui , non sarei stato in grado nemmeno di aprire un conto corrente, o quando decantava le mie  capacità calcistiche definendomi un incompreso dal mondo pallonaro.
Ma più di qualsiasi altra cosa non dimentico tutto ciò che mi ha insegnato  e che ha contribuito a fare di me l’uomo che sono, valori imprescindibili per la sua e per la mia vita, l’onestà e la trasparenza, il rispetto per gli altri, la condivisione e la tolleranza, l’umiltà (mmmmm …qui qualcuno avrà da ridire…)  e l’amore per la famiglia.
Ci sono due cose che mio padre ha tentato di insegnarmi ma che non so se sono riuscito a far mie, anzi, conoscendomi, temo fortemente   che non sarò in grado di replicarle.
Sono: la dignità nei confronti della malattia ed il coraggio nell’affrontare la morte.
6 mesi e’ durata la malattia , nessun lamento e niente paura , con l’immancabile  sigaretta  in mano fino a quando ne ha  avuto la forza  il Kamikaze ,come lo chiamavo io , e’ andato così  dove aveva deciso di andare, forte della sua  incrollabile fede.
Non so se sia stato il solo segno di debolezza che abbia avuto o semplicemente il suo modo di salutarmi sapendo che quelle  sarebbero state le sue utlime parole ,ma  poco prima di andare  mi ha guardato e mi ha detto “ .. sono morto ..” :Poi mi ha sorriso !  
Mi considero un uomo fortunato, ho avuto molto dalla vita , soprattutto tanto di cio’ che e’ essenziale ,  credo  nulla piu’ e nulla meno di tanti altri  ,tranne forse una cosa immensa .
Io ho avuto la fortuna di assistere ai due momenti piu’ importanti nella vita di un uomo , la nascita e la morte .
Ho visto mio figlio venir fuori ed emozionarmi e piangere per una nuova vita che entrava nella mia , ed ero con mio padre nel momento in cui ha sbuffato l’ultimo fiato , mano nella mano che, perdendo calore, anticipava di qualche attimo la fine .Non so chi ringraziare per questo ma sono certo  che quegli attimi non possano essere paragonati a nulla .

3 agosto 2012 , non solo il compleanno ma anche l’anniversario dei funerali .
Ci aveva chiesto una festa ed una festa fu,considerato il periodo vacanziero la chiesa era inaspettatamente colma ,   abbiamo cantato i canti che preferiva ,abbiamo scelto i passi che amava e per non farci mancare nulla, alla fine, i suo amici piu’ intimi ( nonche’  comunitari in chiesa ) hanno ballato intorno al feretro.
Quelli meno vicinii alla nostra famiglia erano stupiti, nessuno aveva mai assistito ad una festa cosi’ per un funerale , molti mi hanno ringraziato per averli invitati dimenticando che hai funerali non si fanno gli inviti .
Ando’ esattamente come avrebbe voluto lui , niente tristezza , niente malinconia , niente dolore , tutti con il sorriso, felici solo di esser li ,perche’ e’ cosi’ che mio padre vedeva la vita : con il sorriso sulle labbra  .

Auguri pa’   



9 commenti:

  1. sazierà la tua presunzione sapere che simo ha fatto la lacrimuccia ?

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    1. si devo dire che il mio ego va a dormire molto molto compiaciuto anche perche' la lacrima arriva da una persona alla quale voglio molto bene !

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  2. 3 Agosto, in chiesa c'ero anch'io.La sensazione che ho provato penso non la scorderò....spiritualità vera, danza gioiosa verso una vita futura, dolore dignitoso che ti entrava nelle ossa ma che alla fine si esprimeva con un sorriso aperto e rispettoso. Grazie.un abbraccio.Claudia

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  3. Fabrizio era così, se gli rubavano la macchina diceva: "Si vede che ne hanno più bisogno di me...". Non l'ho mai sentito parlare male veramente di qualcuno, non l'ho mai visto veramente arrabbiato, se cadeva il mondo lui si scansava. Per molto tempo dopo la sua scomparsa non sono riuscita a bussare alla sua porta sapendo che lui non mi avrebbe aperto, e ancora oggi è mi è difficile... Anche quando ormai non riusciva più ad alzarsi dal letto in quella caldissima estate, aveva sempre una parola scherzosa per corteggiarmi... Sempre stato un bongustaio, vero Fabrì? Quando tornavo dal lavoro e venivo a sdraiarmi accanto a te, ci tenevamo per mano e mi dicevi: "Me ne vado amica mia"... Mi manchi tanto!

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  4. cara amica di papa' ma anche mia, non mi serve la tua firma per capire chi sei , e ti ringrazio per la tua memoria che questa volta ha tirato fuori le mie di lacrime, si papa' era così come lo ricordi tu ! Grazie

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  5. Non so come sono arrivata su questa pagina stasera. Stavo cercando qualcosa sulla memoria e mi sono trovata immersa nella lettura di questo toccante e meraviglioso post. Mi sono emozionata, sei stato capace di farmi vedere due persone che non conosco, sei stato capace di trasmettermi con le parole l'amore che vi univa.
    Sei un uomo fortunato perché hai avuto, ed hai ancora semplicemente in un altro luogo e modo, un padre meraviglioso.
    Eli

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    1. Grazie Eli il commento di una persona che non mi conosce direttamente e' ancora piu' gradito e mi da la spinta per ricomnciare a scrivere , cosa difficile da fare quando lo spirito non e' proprio dei migliori . In questo momento rischierei di portare tutti verso la depressione e credo che nessuno abbia bisogno di questo aiuto , ci riescono gia bene tutti da soli :-) !!

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  6. Ricordo quando ricevetti la telefonata... Mi chiamo' Carolina, e in un attimo capii... E in 5 ore, ero su un aereo verso casa...
    Per chi non lo sa, il rapporto che lega la mia famiglia a quella di Stefano e' stato per molti anni un rapporto quasi di simbiosi, al punto che ci chiamavamo, tutti e 9, i Cesaresi, o i Varesoni. Ci siamo conosciuti quando io avevo 5 anni, e i miei fratelli 2 e... Carlo era nella pancia. Stefano aveva 18 anni e Gabriele 16... Piu' o meno.
    Quel giorno di agosto, il volo Londra Roma non finiva mai. L'ho fatto tutto tra le lacrime e l'angoscia...
    E quando sono arrivata a casa, mi ha sorpreso il clima di serenita', calma, accettazione che ho trovato....
    Fabrizio, anche nella morte, ci ha dato una grande lezione, come ogni giorno della sua vita... Come quando si sedeva a tavola in canottiera e con quei pantaloncini rosso bordeaux. Spezzava il pane e faceva la scarpetta praticamente con tutto. Versava il vino, ogni tanto chiamava NIIIIIIII (Carolina). Poi giocava a carte, guardava le partite... Lo vedevo che si preparava e andava al lavoro... E faceva lunghe pause quando parlava di cose serie... Io non ho mai conosciuto un uomo piu' modesto, piu' umile, piu' legato alla famiglia, alle sue abitudini.... Piu' mansueto, piu' forte... E quando le cose nella mia famiglia sono andate come sono andate, invidiavo Stefano e Gabriele che avevano una famiglia unita, la famiglia che avrei voluto avere anch'io.
    Il funerale di Fabrizio e' stato allegro, divertente, un inno alla vita. Ha portato addirittura mio papa' in chiesa. Mio padre che con lui giocava a scacchi e guardava l'Italia.
    Io, Andrea e Carlo abbiamo voluto regalare a Fabrizio un'ultima cosa... Una carta da gioco, l'asso di bastoni, che abbiamo infilato di nascosto nella sua giacca... E' stato per noi un modo per dirgli grazie, di essere stato per noi una presenza importantissima nella nostra infanzia...
    Io, Fabrizio, non ti dimentichero' mai...

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  7. no mannaggia a me , mannaggia a te , volevo farti fare una lacrima ed invece l'hai fatta fare tu a me... tipo ... specchio riflesso ... per rimanerE un po' bambini e un po' cretini ... come una volta

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